… non che ora non si giochi più… ma questo mio post fa riferimento a quando si giocava la schedina del totocalcio di una volta, quella degli anni ’70 e ’80.

Qualche giorno fa, mentre cazzeggiavo come al solito su facebook, ho visto il post di un’amica con la foto di una schedina degli anni ’80. Non ricordo di preciso cosa diceva… forse qualcosa del tipo “noi che si giocava la schedina quando il totocalcio era ancora un totocalcio“.

Lungi da me fare commenti su questa cosa perché non seguo affatto il calcio se non nelle partite della nazionale ai mondiali (e forse nemmeno tanto!) ma ciò che ha rapito la mia attenzione è quella foto di quella schedina di totocalcio.

Mi ha letteralmente catapultato indietro, in quegli anni, quando ero ancora bambino… e quando inevitabilmente con poco… si aveva tutto! Perché? Forse sarà un discorso banale e retorico, ma ripensando a quella schedina mi sono rivisto nella cucina di casa mia, bambino, il sabato pomeriggio, quando mio padre tentava la fortuna giocando il totocalcio.

Ricordi da bambino

Ma dietro questo gesto comune a chissà quante persone, per me c’è tutto un mondo: per me il sabato pomeriggio e la schedina erano un momento per stare insieme a mio padre. Insieme a casa, sul tavolo della cucina, compilavamo la schedina. A volte mi chiedeva suggerimenti, altre faceva lui ma mi lasciava una colonna da giocare tutta mia! Che onore era!

Poi scattava la seconda fase: in macchina si andava in ricevitoria, il bar vicino all’ormai scomparso Cinema Aurora. Mi incantavo a vedere il proprietario che bollava le schedine (si, perché una volta non c’erano le macchine automatiche… ma dei “francobolli” che andavano incollati alla schedina), mio padre che faceva la fila scambiando qualche chiacchiera con gli altri in coda. A volte capitava, quando non avevamo le copie a casa, che la compilavamo direttamente in ricevitoria: ci sedevamo ad uno dei tavoli e facevamo i nostri pronostici. La parte più bella era però dopo, una volta bollata la schedina, mio padre mi premiava con un pacchetto di gomme Brooklyn o Big Babol. Cos’era un pacchetto di gomme? Per me era tutto! E credo come lo era per me, lo sarà stato per molti di voi… perché in quegli anni, almeno per noi, erano diversi dai tempi che corrono ora. Non si andava a cena fuori una sera si e l’altra no, non si compravano giochi ai figli ad ogni minimo capriccio e persino il più banale dei sabato pomeriggio trascorso con papà in una ricevitoria ed un pacchetto di gomme avevamo un valore inestimabile per noi figli.

Ripenso a questi momenti, come ai momenti trascorsi la domenica pomeriggio sul lettone dei miei, insieme a mio padre, ad ascoltare “Tutto il calcio minuto per minuto” dalla radio incastonata nel letto e credo che ora abbiamo perso il valore di queste piccole cose. Cerchiamo sempre di fare cose dell’altro mondo… oppure non si ha mai tempo per far nulla, tempo per i nostri figli, a volte li scansiamo e non vogliamo nemmeno ascoltarli.

Non chiedono altro che qualche ora insieme… e un pacchetto di gomme…

padre e figli

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